Nonostante l’emergenza sembri sopita, siamo in piena pandemia. E la pandemia di certo qualcosa ha lasciato emergere: qualcosa che necessita di essere colto per superare l’ologramma mortifero del virus e accedere alle potenzialità che esso nasconde.
E’ sicuramente innegabile come il coronavirus abbia svelato gli aspetti critici e le difficoltà radicate nelle attuali società a sfondo capitalistico: relazioni atomizzate, rimozione sociale del dolore e della morte, solitudini, ansie sociali e ricerca di oggetti-riempimento usati strumentalmente (e spesso inconsciamente) per non sentire tali emozioni disturbanti.
Viviamo l’era del riempimento e del distanziamento, in cui la percezione di sicurezza è strettamente legata all’isolamento ed in cui ci si sente spesso dispersi, sradicati da ogni certezza, precari e soli. La solitudine è un sentimento particolarmente schiacciante per ogni essere umano che trova la sua realizzazione nel mondo sociale ed entro le sue interazioni più significative. Oggi, i nostri pazienti, i nostri conoscenti, i nostri cari soffrono molto questa lontananza dal prossimo, in qualche modo imposta.
Per questo, in un momento oramai lungo di sofferenza sociale, come professionisti delle relazioni ci sentiamo chiamati ad esserci al di là dell’emergenza da tamponare; ci sentiamo chiamati a coltivare il “noi”, l’importanza dell’“essere insieme” e del pensare insieme temi esistenziali quali l’emergenza, le emozioni ad essa correlate, gli sviluppi identitari possibili e soprattutto gli scenari relazionali attuali… in un contesto storico in cui questi rischiano di diventare valori in disuso. Come in disuso è forse caduto il pensiero collettivo.
Riteniamo pertanto fondamentale proporre al nostro sociale strumenti di pensiero come reti, accomunamenti, aggruppamenti. A nostro avviso, infatti, il gruppo è un fondamentale facilitatore del pensiero, capace anche di aiutare a ritrovare il senso della condivisione comunitaria. In un’epoca caratterizzata dal singolarismo, dal sovraccarico delle informazioni e dal trionfo delle tecnologie veloci a spese dell’umano animale sociale, siamo convinti che la cultura gruppale possa offrire un contributo importante per la fondazione di nuovi paradigmi esistenziali. Tuttavia, il pensiero collettivo è in disuso, dicevamo.
Per sollecitarlo e innestarci produttivamente in questa emergenza, riteniamo utile utilizzare strumenti oggi sempre più spesso usati (soprattutto in pandemia) a mo’ di riempitivi solipsistici come i film, le serie tv , Netflix.
A partire da proposte da noi selezionate, in grado di sollecitare l’attivazione della funzione riflessiva sui suddetti temi psico-sociali, proveremo a favorire il passaggio da una fruizione massmediatica passiva, riempitiva e solitaria (overwatching) ad una fruizione attiva, mentalizzante e collettiva che possa aggiungersi agli attuali, risicati, spazi di semi-libertà nel raccogliere e accogliere la voce della gente, le sue necessità relazionali e di confronto su temi sempre più stringenti per l’intenta esistenza.
L’evento è svolto in presenza presso la Bibliofficina Booq a Palermo.
Coordinatori
Noemi Venturella
Psicologa e Psicoterapeuta gruppoanalista
Claudia Cardinale
Psicologa e Psicoterapeuta Gruppoanalista
Marco Aiello
Psicologo
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